Mentre stavo buttato sulla neve, guardando il mio polso piegato ad “S”, i pensieri si accavallavano nella mia mente: cosa fare, il lavoro che si sarebbe complicato, gli allenamenti saltati, le difficoltà a cui stavo andando incontro. In un periodo già abbastanza teso, l’ultima cosa che mi serviva era aggiungere un impedimento fisico che complicasse il tutto.
Stoicismo, vieni a me
Ho cercato di accettare subito ciò che era accaduto e che non avrei potuto farci niente a riguardo. Ed ho cercato di apprezzare questa nuova esperienza per quanto brutta e dolorosa potesse essere: non mi ero mai rotto niente in vita mia e non avevo mai dovuto avere a che fare con il dolore e le conseguenze di una frattura. Era il momento di affrontare anche questa sfida.
Al pronto soccorso credo di aver provato il dolore più forte della mia vita, mentre l’infermiera mi bloccava la spalla ed il dottore mi strattonava la mano per riallineare le ossa. Ero conscio della massima Stoica secondo la quale ciò che non uccide è per definizione sopportabile, e mentre si preparavano ad immobilizzarmi fermo era realtà più sereno di quanto mi sarei aspettato di essere. Ciò non mi ha però impedito di gridare per il dolore.
Tutto sommato però sono rimasto soddisfatto da come ho gestito la situazione.
Gli sviluppi
Sapevo anche che il periodo successivo sarebbe stato molto difficoltoso: ero già molto tirato con il lavoro, non avrei potuto fermarmi, e sarei dovuto riuscire a scrivere codice senza poter utilizzare la mano destra. Sotto sotto però ero incuriosito da come si sarebbe evoluta la situazione.
Già dal giorno dopo (Domenica) stavo lavorando grazie all’aiuto del mio socio, pianificando lo sviluppo software dei giorni seguenti, e dopo essere tornato a casa mi sono ritrovato a gestire questa nuova condizione personale, per la quale tutto diventava difficile.
Tra le cose migliori accadute dei giorni seguenti, e a cui non avevo pensato, ci sono state tutte le offerte di aiuto da amici e parenti, che mi hanno chiamato per chiedermi se avessi bisogno di qualcosa: passaggi, spesa, preparazione di pasti, ed anche compagnia, come quando abbiamo trasferito l’ufficio a casa per lavorare tutti assieme. Ricevere tante attenzioni da così tante persone è stato molto importante, e questo incidente mi ha fatto capire che posso contare su un bel po’ di amici.
Oltre a questo, la cosa che mi elettrizzava maggiormente erano le sfide che avrei dovuto affrontare: dovevo cercare di andare avanti con la mia quotidianità, gestire gli impegni lavorativi già di per sè pesanti, e cercare di guarire al meglio. In pratica avrei dovuto fare molta più fatica per raggiungere dei risultati più bassi, ma questo era ciò che mi veniva chiesto e sapevo di doverlo accettare.
Soprattutto nell’ambito lavorativo riuscire a fare bene nonostante un handicap non indifferente era una sfida che mi motivava molto, e fin da subito ho cercato di gestire il tutto al meglio delle mie possibilità.
Ed ora?
A due settimane dall’incidente, la situazione è ancora difficile. Il dolore al polso è sempre presente, ed i momenti di difficoltà e solitudine anche. Pensare di sostenere questa situazione per diverso tempo è un po’ difficoltoso, anche perché il resto dei problemi quotidiani non si prende una pausa nel frattempo! Sinceramente vorrei solo che questo periodo passasse in fretta, ma cerco di apprezzare i ritmi più lenti che devo forzatamente impormi e prendendo la situazione come un allenamento che in qualche modo mi rafforzerà.